PIERRE BALMAIN, ELEGANZA E MONDANITA’
Pierre Balmain, uno degli stilisti leader del dopoguerra, era noto per la sua raffinatezza ed eleganza; ossessionato dalla ricerca per l’abito perfetto per l’occasione ideale, seguiva la logica “de art pour l’art”. Per lui l’abito era il risultato di un progetto architettonico secondo un processo di graduale eliminazione del superfluo: era solito definire l’arte sartoriale come “l’architettura del movimento”.
Pierre Balmain nato nell’Alta Savoia nel 1914, era figlio di un commerciante di tessuti e di una commessa di boutique. Studiò architettura presso l’Ecole des Beaux-Arts, ma contemporaneamente intraprese il lavoro di disegnatore di moda in free-lance: attività che lo distrasse dagli studi ma che lo portò a collaborare con la casa di moda di Robert Piguet. Dopo il definitivo abbandono degli studi passò a lavorare per Edward Molineaux per cinque anni, e poi per la prestigiosa casa di moda di Lucien Lelong dopo la guerra. A seguito di quest’apprendistato aprì la sua casa di moda e ben presto si distinse per il proprio stile tanto nei modelli più semplici quanto in quelli più sofisticati. Per Balmain lo stile era una filosofia di vita, una ragion d’essere inneggiante al lusso, e di cui egli stesso era il primo rappresentante. Preciso e mondano vestiva la sua donna come se fosse in abito da sera pure per il giorno. Tra i primi modelli presentati spiccavano le lunghe gonne a campana con piccoli fianchi, secondo quello stile di moda che Dior renderà popolare quasi contemporaneamente con il suo New Look.
Balmain disegnava “bei vestiti che davvero si voleva indossare”, come scrisse Vogue nella recensione di una sua sfilata; la cura del dettaglio era preziosa, soprattutto nei ricami e nei particolari. Nel corso degli anni Cinquanta rese popolare la stola, come accessorio sia di giorno sia di sera.
Balmain con grande lungimiranza fu un sollecito promotore del suo nome a livello internazionale sin dagli esordi: già nel 1947 era in Australia e lanciava una linea studiata proprio per tale mercato e realizzata in loco. Ampliò le vendite in America lanciandovi una linea di prèt-à-porter che gli valse un prestigioso Neiman Marcus Fashion Award nel 1955. In quegli anni vestiva dive come Marlene Dietrich e Katharine Hepburn, e persino teste coronate come la Duchessa di Windsor e la Regina Sirikit di Thailandia, che gli commissionò l’intero guardaroba in occasione della sua visita ufficiale negli Stati Uniti.
La sua carriera proseguì con continui successi negli anni; nel 1968 disegnò le uniformi per le Olimpiadi invernali a Grenoble e le divise per le linee aeree TWA e Malaysia-Singapore, restate nella storia. Balmain vinse anche premi e ricevette numerose nomination per la sua attività di costumista. Celebri gli abiti disegnati per Sophia Loren nel film La Miliardaria e quello di sapore minimalista realizzato per Josephine Baker, ma vestì anche Brigitte Bardot, Mae West e la cantante Dalida.
Art Director della Maison e compagno di vita di Balmain fu per anni Erik Mortensen; anche Margit Brandt iniziò la sua carriera chèz Balmain nei primi anni Sessanta. A lui anche il merito di aver riconosciuto e spinto il talento di un giovanissimo Karl Lagerfeld, assunto dopo la vittoria di questi di un concorso di moda che lo stesso Balmain presiedeva.
Pierre Balmain moriva a Parigi nel 1982, per un tumore al fegato, a soli sessantotto anni, dopo aver appena completato gli schizzi di quella che sarebbe stata la sua ultima collezione autunnale.