VALENTINO, GLI ABITI DEL SOGNO
Quando nel 1990 Valentino decide di organizzare le celebrazioni per il trentennale della sua moda, la sua intera attività di raffinato artigiano e grande artista, è posta sotto analisi. Lo stile Valentino, quale filosofia del gusto ed estetica che ha attraversato la moda degli ultimi decenni da protagonista e artefice, è studiato mettendo in primo piano gli abiti capolavoro attraverso cui è stato espresso. Emergono così dei motivi che ricompaiono da un estremo all’altro dei lunghi decenni di creazione; dei topoi in cui idealmente possiamo inscrivere gli abiti, svincolati dalla loro datazione cronologica. Fiocchi, drappeggi, fiori, il rosso ritornano a definire l’universo di creatività di un grande maestro. L’ultimo maestro della grande tradizione dell’Haute Couture, che ha appreso l’arte dai grandi custodi della tradizione, e che la perpetua attraverso le proprie scelte, gusto e sensibilità lungo tutta la sua carriera. I suoi inamovibili principi, il suo estremo perfezionismo, il suo gusto per il ben fatto e una sottile nostalgia per la “rispettabilità” traspaiono da ogni singolo capo, spicca in ogni piccolo particolare. Ogni abito ha il proprio carattere, ma tutti insieme esprimono lo spirito, lo Zeitgeist del creatore, così come singole stelle formano l’intero firmamento.
In occasione della preparazione della prima, grande retrospettiva della moda di Valentino, tutto il suo universo è osservato, vagliato, studiato. Oltre agli abiti particolare attenzione riceve l’immenso archivio di disegni, oltre 20.000 all’epoca, che ne illustrano l’intero percorso creativo. Valentino, sebbene come Balenciaga, conosca perfettamente la tecnica sartoriale e sappia realizzare un capo in tutte le fasi di lavorazioni ha sempre prediletto la creazione attraverso il disegno. I suoi modelli nascono dalla matita, guidata dalla sua visione di bellezza ed eleganza. Vagliare quest’immenso oceano di creatività si presenta come una sfida d’obbligo, che non manca di premiare con la scoperta di autentici tesori: una decina di vecchissimi disegni dei tempi in cui Valentino è ancora a Parigi. Siamo durante gli anni Cinquanta, Valentino è presso l’Atelier di Jeanne Dessès; il maestro non è in maison e la capo vendeuse gli chiede di disegnare dei modelli per le clienti: Principesse e Dive. Dessès veste metà dell’aristocrazia europea e annovera tra le clienti le bellezze dell’epoca, come la Duchessa del Kent. Il giovane Valentino conosce queste donne, le ha osservate, studiate, ne ha assorbita la raffinata eleganza affinando il proprio talento, formando il suo gusto sul loro silenzioso esempio. I croquis ritrovati parlano di quest’epoca, sono ideati per queste lady e il loro raffinato mondo, con il suo rituali e le sue occasioni. Questi modelli, nati dal sogno di un grande talento, futuro couturier di fama mondiale, vedranno però la loro realizzazione solo trent’anni dopo. Quando si allestisce la mostra Valentino, infatti, decide di realizzarli, secondo i dettami e le proporzioni originali dell’epoca. Un documento postumo di una storia che si sarebbe poi evoluta secondo direttive precise, già in nuce in queste prime testimonianze.
Osservando l’intero lavoro di un artista è possibile scorgerne le linee di sviluppo attraverso gli anni, il gusto e la maturità. Al tempo stesso ci sono sempre dei temi ricorrenti, delle precise tracce di continuità.
In questi primi dieci modelli ci sono già le tendenze, le preferenze, il perfezionismo e l’audacia dello stile Valentino; così come i suoi motivi salienti.Innanzitutto un elegante completo da giorno marrone composto di abito in lana e stola di pelliccia, De Cinq à Sept. Già le prime caratteristiche cominciano a scorgersi. Il contrasto tra superfici opache e lucide, il fiocco, le bordure. La simmetria delle coccarde compone un equilibrato contrappunto nel decoro di un abito dalla linea pulitissima. Il particolare contrasto tra nero e marrone, tipico della moda ottocentesca in cui si forma e prende carattere la grande tradizione della couture, crea qui un particolare effetto di profondità e ricchezza. Valentino riprende questo gioco di contrasti nella collezione del ’79 detta “delle ombre”.Il velluto disegna le ombre proiettate di orli, polsi e allacciature, accentuando col gioco d’illusione ottiche l’effetto di sovrapposizione. Un impiego felicissimo del virtuosismo sartoriale, delle straordinarie tecniche di lavorazione dell’inserto del tessuto a contrasto che dimostrano quanto Valentino, padroneggi l’arte sartoriale e la sfrutti a proprio vantaggio.The Thea Room, altro completo elegante da giorno. Un abito longuette in lana bianca, con un leggero drappeggio in vita e allo scollo. Il drappeggio è un leit motiv nella moda di Valentino, non solo nei suntuosi abiti da sera in cui è assoluto protagonista, ma anche in numerosi completi da giorno in cui caratterizza modelli lineari con un accenno di movimento. Completa l’insieme una preziosa stola di leopardo, ripresa nei dettagli della cintura dell’abito. Nella moda dell’epoca l’animalier è un must, a differenza dei manti uniti il maculato porta una nota di esotico, di opulenta fierezza a quel gusto borghese altresì troppo severo. Valentino è catturato da questa suggestione e la esprime in un’idea astratta di selvaggia bellezza. I motivi animali diventano ricamo, drappeggio, stampa e pattern per sdrammatizzare e arricchire grintosamente giacche, abiti e completi nel corso della sua intera carriera. “Liz”, un abito che paga il tributo alla sua epoca e alla diva del momento: Liz Taylor.La scollatura incrociata e il drappeggio sull’ampio volume creano un effetto di movimento e leggerezza che diventano costanti nel tempo; lo ritroviamo ad esempio nell’abito del 1986, in cui il gioco di contrasto grafico dei tessuti ne accentua il grande impatto scenico.La ricchezza dell’abito azzurro è accentuata dalla lavorazione plissé, tipica dello stile New look imposto nei primissimi anni Cinquanta da Dior e che diviene un motivo ricorrente dello stile Valentino. Valentino lo impiega nel corso della sua carriera in maniera innovativa per l’Alta Moda: caratterizza il pijama palazzo in cady salmone del 1969 e movimenta il cappotto doppiopetto in lana pied-de-poule del 1988.Col modello “Débuttante” compare un altro motivo tipico di Valentino: il bianco assoluto. Un bianco regale, spumeggiante e drammatico quanto il nero. Arricchito da ricami, drappeggi e pieghe si svincola dal virginale candore per affermarsi in tutta la sua bellezza. Nel bozzetto giovanile un motivo di volant a spirale crea la suggestione dei Walzer del ballo delle debuttanti di Mitteleuropea tradizione, annunciando una costante predilezione del couturier per le suggestioni degli abiti a balze di quel periodo.Il modello Madame Impériale è quello che più di tutti possiamo riconoscere come direttamente influenzato dal suo maestro, Jeanne Dessès, e i suoi drappeggi in degradès di colori. Un riferimento tanto alla statuaria classica quanto ai colori dei tramonti delle isole greche.Valentino negli anni ripropone l’idea originaria realizzando abiti da sera in chiffon multicolori, in cui le fasce di drappeggio s’inseguono e incrociano per poi aprirsi in cascate di aereo tessuto.L’abito del modello ricreato è interamente ricamato con un motivo ispirato alle ceramiche Meissen, un’anticipazione della predilezione di Valentino per le “Arti Applicate” quale fonte d’ispirazione per i suoi decori. Decori che in un trionfo di opulenza diventano l’intera materia di cui è realizzato l’abito, un eccesso di decorativismo che ritrova un pieno equilibrio.Nel modello Verseau, ricreato dai bozzetti giovanili, grandi foglie ricamate a gradazione sembrano creare il corpo di una sirena, immaginare questo capo in movimento è avere gli occhi pieni dello scintillio e del riverbero dei raggi del sole sulle onde increspate, è restarne catturati come da una trappola di luci. Abiti interamente ricamati, in cui l’idea di opulenza stessa è trascesa per assurgere a capolavoro di fascinazione e lavorazione preziosa, ne troveremo continuamente nel corso della carriera di Valentino, prediletti dalle più ricche donne del Jet Set mondiale.L’abito Hommage à Maria Felix, oltre i fitti drappeggi che diverranno un trade mark di Valentino, presenta anche un primo accenno ai giochi di asimmetrie che tanto ne caratterizzeranno lo stile; asimmetria nella scollatura ma anche nel volume esplosivo su di un solo fianco.Negli ultimi suntuosi modelli realizzati dai bozzetti originali degli anni Cinquanta, c’è tutto l’amore di Valentino per gli abiti da gran sera, opulenti e drammatici. Il primo, Soirée a l’Opéra, ci presenta anche un altro tema assoluto e prediletto: il contrasto per eccellenza, quello tra bianco e nero.Un contrasto che Valentino propone nel corso della sua intera carriera. Nei giochi optical, nel grafismo dei macro pois, nel rigore delle righe alternate.Il volume a strascico della gonna, accentuato sul dietro come negli abiti “cigno” di Charles James, dona alla donna l’incedere maestoso e regale. Lo stesso gioco di volumi e colori è ripreso nell’abito della celebre collezione “Hoffman” del 1989.Nel modello Ziegfeld Follies, ispirato alle grandi dive del cinema come Lana Turner, un particolare ricamo in turchesi a motivo di ramo di coralli sottolinea il taglio dell’abito a sirena ed evidenzia il movimento.Il motivo a corallo è ripreso da Valentino in una cappa del 1969, dove è dipinto a mano come in un quadro rinascimentale, e nella collezione del 1990 dove ricopre interamente la tuta in crépe bianca. Ultimo e forse più emblematico della serie è l’abito in rosso: Passion. Un tono di rosso che pulsa di vita e che animerà tutte le sue collezioni a venire.Un colore acceso di passione ma che Valentino impiega per tessuti leggeri e modelli lineari, come a non voler caricare troppo, a cercare sempre quel punto di equilibrio che è l’essenza della sua moda. Appaiono nel modello anche i suoi giochi di trasparenze controllate, mai volgari o eccessive e un semplice fiocco, cesura e punto d’equilibrio di creazioni di straordinaria eleganza.