WALTER ALBINI,
Walter Albini è una delle figure fondamentali nella moda italiana, è considerato per certi versi il precursore del prêt-à-porter, eppure non ebbe mai grande appoggio dalla stampa italiana e oggi, fuori dei circuiti degli addetti ai lavori, è quasi del tutto dimenticato.
Gualtiero Angelo Albini nasce a Busto Arsizio il 3 marzo del 1941; sin da giovane manifesta la sua natura creativa e frequenta l’Istituto d’Arte, Disegno e Moda di Torino. A soli diciassette anni comincia a collaborare con riviste e giornali di settore, realizzando schizzi dalle sfilate d’alta moda di Roma e Parigi.
Qui incontra Coco Chanel, e resta folgorato dal personaggio; negli anni la figura e lo stile della mitica couturier parigina resteranno dei riferimenti costanti nella moda di Albini.
In questi anni il giovane e squattrinato Walter è scoperto da Mariuccia Mandelli, fondatrice di Krizia, che colpita dai sui disegni gli chiede di collaborare in maniera continuata. Resta in Krizia per tre anni, l’ultimo a fianco di un altro esordiente d’eccezione: Karl Lagerfeld. Passa a disegnare per Billy Ballo, per Cadette e poi per Trell, marchi che dominano il mercato della moda pronta nella fine degli anni Sessanta.
Oramai Walter Albini è un nome affermato e disegna sia per le principali piccole industrie, che rappresenteranno il motore della nascente nuova moda italiana, e sia per grandi marchi internazionali come Cole of California. Nel 1970 lancia la sua prima proposta di una moda “unimax”, cioè fatta di modelli conformi, per taglio e colore, per uomo e donna.
Incontra l’imprenditore Luciano Papini, figura fondamentale nella carriera di Walter Albini, con cui fonda il marchio Misterfox. Ad aprile sfila a Firenze, al Pitti, la collezione “Anagrafe”: otto spose rosa in lungo e otto vedove in nero corto. Oramai è lo stilista, come lo definisce Anna Piaggi coniando il termine appositamente per definirlo, più conteso ma allo stesso tempo più insofferente a ogni limite della propria creatività. In questa cifra stilistica c’è tutto il suo genio e pure il suo limite. Non esita a rompere contratti di licenza vantaggiosi solo perché insoddisfatto della posizione di un fiocco!
Egli stesso identifica il suo stile di vita con lo stile creativo, portando avanti in maniera intransigente l’idea di look totale: persino le sue abitazioni sono arredate coordinate alle sue collezioni di moda; ne disegna anche i tessuti, gli oggetti, i vetri e i mobili. La sua visione creativa è in anticipo sui tempi e precorre il futuro: abbandona Firenze, luogo sino allora deputato alle presentazioni di moda pronta, decidendo di presentare a Milano, nuovo fulcro delle attività industriali e tessili del paese.
La collezione che presenta è realizzata da cinque marchi d’industria, specializzati in differenti tipologie di prodotto, che Walter Albini coordina secondo un progetto unitario di stile: un’innovazione assoluta. Walter Albini non segue solo lo stile delle collezioni, realizza persino le illustrazioni che le pubblicizzano, una serie di disegni che ancora oggi affascinano per capacità di sintesi e l’eleganza che trasmettono.
La stampa estera è affascinata dalla sua figura e dal suo stile; lo definisce il “nuovo astro della moda italiana”e”bello in maniera pericolosa”, l’unico capace di fronteggiare il talento di Yves Saint Laurent, ma la stampa italiana non lo appoggia, dimostrandosi miope e provinciale.
Nel 1973 Walter Albini, rompe tutti i contratti che lo legavano alle varie case di moda, per poi presentare a Londra una nuova linea per uomo e per donna col suo nome. Per la prima volta è presentata una prima linea d’immagine forte ma di vendita ristretta, supportata commercialmente da una seconda linea più abbordabile e di maggiore diffusione.
In quell’anno apre uno showroom a Milano, in via Pietro Cossa, in cui sono vendute tutte le sue collezioni. Uno spazio elegante, tutto bianco, con grandi specchi ovunque. Prende casa a Venezia, sul Canal Grande, e ambienta una memorabile sfilata tra i tavolini del Caffè Florian. Tutti i temi cari a Walter Albini sono presentati in una serie di capi di un’eleganza ineccepibile.
L’atmosfera della città lagunare gli ispira il tema di una delle sue collezioni più famose: “le murrine” dove le stampe, gli accessori e i dettagli sono ripresi dalle caratteristiche perline in vetro soffiato degli artigiani locali. Sebbene abbia dato un decisivo impulso al prêt-à-porter, quale espressione di design applicato alla moda in modo innovativo, la sua moda aveva solidi riferimenti storici.
Walter Albini inventa la nuova donna in giacca e pantaloni o chemisier, anni prima che Giorgio Armani facesse proprio lo stile androgino, guardando alle dive degli anni Venti e Trenta. Walter Albini, come Saint Laurent negli stessi anni, ripropone il revival quale intelligente forma di ricerca e reinterpretazione.
Usa in maniera critica la contestazione e l’ironia; impone l’idea di un look totale, in cui particolari e accessori sono curati con attenzione estrema, quasi maniacale, eppure tutto pare naturale e distaccato, potremmo dire conseguenziale.
Su tutto massima attenzione e cura hanno le stampe che, da vero artista, Walter Albini disegna personalmente e realizza in collaborazione con Etro e Rainbow, tra le più importanti realtà tessili della moda italiana.
La sua attenzione maniacale ed estrema raffinatezza lo porta a presentare nel 1975 a Roma la sua prima collezione di Alta Moda. La collezione è ispirata a Chanel, e ne incarna totalmente lo spirito d’innovazione; svecchia in un colpo le polverose presentazioni romane con una serie di completi che riecheggiano le dive degli anni Trenta, sue icone e amori di sempre. “l’Alta Moda è morta, viva l’Alta Moda” egli stesso proclama, secondo il suo carattere di spirito ribelle e controcorrente.
Walter Albini prosegue negli anni a regalare alla moda felici intuizioni e la sua idea di eleganza ispirata ai romanzi di Fitzgerald, ma la stampa italiana è sempre più distratta nei suoi confronti, attratta dai nuovi miti d’oltralpe. Nei primi anni Ottanta Walter Albini si spegne appena quarantaduenne, lasciando una lezione di stile, intuizione e innovazione che segna la moda italiana negli anni a venire, e che continua ad alimentarne il mito.