JOHN GALLIANO EGYPTIAN LOOK
John Galliano nel 1997 sfila una collezione audace e ricca di riferimenti storici; le modelle hanno gli occhi bistrati sotto pesanti parrucche di foggia egizia, gli abiti sono ridotti al minimo, quasi dei costumi da Cabaret.
Nude look e trasparenze sono appena mitigati da profusioni di ricami e pannelli plissettati: l’atmosfera generale è quella nostalgica delle dive del muto; dei primi film mitologici che raccontavano la leggenda e l’opulenza dell’Antico Egitto e delle sue spietate quanto bellissime Regine.
Dopo la scoperta nel 1922 della Tomba di Tutankhamon, l’Antico Egitto diviene di moda: i ricami sono ispirati ai geroglifici; scarabei, serpenti, fiori di loto e maschere funerarie diventano motivo per gioielli dal gusto macabro ed esotico a un tempo.
La ricchezza del tessuto, raccolta in pannelli pieghettati, è concentrata sul davanti mentre il dietro degli abiti resta pulito e aderente, secondo la foggia alla “Egiziana”. S’impongono le tuniche sovrapposte nei nuovi colori verde Nilo e turchese.
La nuova moda egiziana conquista anche il grande schermo, le dive del muto interpretano leggendarie Cleopatra e lasciano in eredità un patrimonio iconografico di grandissima suggestione.
Negli anni Cinquanta il filone dei film “Peplum” si riappropria della figura della Regina dei Tolomei e la rilancia con sfarzo Hollywoodiano: Elizabeth Taylor interpreta la versione più lontana dalla realtà storica della Regina d’Egitto ma indubbiamente la più affascinante. L’opulenza del kolossal americano e la soprannaturale bellezza della Taylor danno vita a una Cleopatra fasciata in abiti sexy ricoperti da cascate d’oro, i tessuti lamé oro si plissettano a metri e metri e le parrucche a treccine raggiungono proporzioni da primato.
John Galliano pesca a piene mani in tutto questo rutilante e anche eccessivo patrimonio iconografico per confezionare una sfilata epica, tra quelle che lo imposero come uno degli stilisti più influenti del decennio.
Il geniale designer è recidivo nelle sue ossessioni, ha già assunto la direzione artistica di Dior da qualche anno quando riprende l’idea dell’Egitto e la rilancia in maniera superlativa nel 2004.
Sulla passerella più prestigiosa di Francia sfilano idoli e dei: maschere in vetroresina di Anubi e Horus su abiti couture Christian Dior, modelle ricoperte d’oro e dei colori delle pietre dure, scintillanti corone e ali di falco. Da un lato il fascino della storia, dall’altro la suggestione “Sci-Fi” del film Stargate.
La straordinaria capacità delle maestranze chez Dior sono spinte al massimo. Ogni abito è decorato e scintillante; un infinito puzzle di pelle di pitone metallizzato ricrea i dipinti delle tombe dei faraoni, la corazza del sacro coccodrillo o disegna papiri e fiori di loto su sciarpe pettorali.
Le silhouette rarefatte delle foto di moda, altro riferimento iconografico tipico delle sfilate di Galliano per Dior, fanno il pari con la rappresentazione laterale dell’arte egizia: le modelle si fermano in pose estreme, evidenziando il taglio degli abiti che si concentra sul davanti in un precario equilibrio di volumi.
Regine e Figure Divine, Mummie fatali, statue di satin e organza; figure ieratiche e quasi intoccabili nate dalla geniale mente di John Galliano.