DIOR THE NEW LOOK
Dior, ha rivoluzionato la moda imponendo un modello di donna iperfemminile e voluttuario che non ha mai conosciuto tramonto, evolvendosi sino ad oggi in quello che è un vero e proprio impero del lusso.
Christian Dior nacque a Granville, in Normandia, nel 1905; interruppe presto gli studi in Scienze Politiche per collaborare alla galleria d’arte di Jean Bonjean a Parigi, impiego più affine alla sua sensibilità e talento. I suoi primi approcci alla moda saranno come illustratore per Le Figarò Illustrè, e poi come disegnatore, vendendo i suoi modelli alle Maison di moda parigine. Nel 1937 comincia a lavorare per Robert Piguet per poi lasciare nel 1939 chiamato a servire la Patria. Nel 1942 ritornerà a Parigi e dove lavorerà per Lucien Lelong, diventandone il primo stilista insieme a Pierre Balmain. La svolta e il lancio definitivo della carriera di Christian Dior avverranno grazie all’incontro e all’aiuto finanziario dell’industriale tessile Marcel Boussac, il “re del cotone”. Erano gli anni del dopo guerra, si usciva dal razionamento dei tessuti e il geniale magnate vide, con notevole lungimiranza, nel talento di Dior l’opportunità di rilanciare le proprie produzioni. Sin dalla sua collezione d’esordio col proprio nome Christian Dior riuscì nell’impresa di rivoluzionare la moda degli anni quaranta, lanciando uno stile e un’idea di femminilità completamente nuovi: Il suo stile non offriva soltanto un nuovo look ma una nuova prospettiva, dopo anni di militari, di uniformi civili e di carenze sartoriali. La linea “a Corolle” o “New Look”, come la nominarono i giornalisti americani, fu una vera e propria rivoluzione. La donna proposta non portava più le spalline imbottite ma aveva spalle arrotondate e morbide, invece di striminzite gonne dritte indossava ampie gonne a corolla lunghe fino a venti centimetri dal suolo, tessuti raffinati e costosi sostituivano il panno imposto dalla guerra. Un totale cambio di rotta che ebbe anche parecchie critiche da parte delle femministe, che lo accusarono di aver riportato le donne a un ruolo subalterno e meramente decorativo; in America, ci furono delle vere e proprie manifestazioni di protesta con tanto di cartelli e contestazioni a suon di slogan contro il sarto parigino. Altri erano invece scioccati dall’impiego stravagante di metri e metri di tessuto in un periodo che ancora risentiva delle restrizioni imposte al vestiario.
Dior guardava non alla triste realtà che lo circondava, il suo modello di ideale era improntato al romanticismo e a un look estremamente femminile, saldo nella sua convinzione che la “moda nasce dal sogno”.
Con le sue creazioni enfatizzava il lusso, talvolta anche a discapito del comfort: i suoi abiti rilanciarono il vitino da vespa e la reintroduzione del bustier. Di colpo le innovazioni portate da Poiret e confermate da Chanel erano dimenticate, almeno apparentemente. Dior nella creazione del suo intramontabile stile guardava in retrospettiva ai modelli del passato, alla grandeur francese e alle conquiste della moda della metà dell’ottocento. Un revival del Secondo Impero e dello stile opulento dell’Imperatrice Eugenia, ma in chiave comunque moderna e nuova: non ritornarono i rigidi corsetti del diciannovesimo secolo e gli stringi vita erano comunque più larghi e meno costrittivi dei loro antenati. l’enfatizzazione dei fianchi era ottenuta con sapenti imbottiture e tagli strategici. L’innovazione di Dior fu poi quella di integrare i bustier di sostegno direttamente negli abiti, così come i sottogonna necessari al sostegno delle suntuose gonne: niente crinoline a cerchi ma ancora metri e metri di rigido quanto leggerissimo tulle.
Molti altri elementi innovatori, che diverranno tipici della sua moda, furono introdotti da Dior già con la sua prima collezione, come aver innestato nel suo stile iperfemminile elementi mutuati dalla sartoria maschile. Si appropriò della flanella grigia, tessuto maschile per eccellenza; il pied de poule divenne il suo marchio di fabbrica, così come il piquet di cotone bianco e il tweed.
I bottoni a quattro fori e i dettagli in raso tipici degli smoking maschili furono impiegati per abbellire elegantissimi e lineari abiti da sera.
Dior creò favolosi abiti da ballo ma non meno significativi capi da giorno, in cui la tecnica sartoriale era spinta al virtuosismo e in cui il mix mascolino e femminile era semplicemente perfetto; sebbene per molti di questi capi utilizzasse i classici revers, fu soprattutto il collo a scialle a essere maggiormente impiegato, meglio sposandosi con le forme sinuose, la morbidezza delle spalle e delle scollature tonde da lui predilette.
Dior con il suo stile seppe ridare a Parigi lo scettro di capitale indiscussa della moda; tutti gli occhi degli addetti del settore erano puntati sulle sue passerelle e aspettavano con isterica curiosità le sue proposte. Ognuna delle collezioni che seguirono ebbe un tema, legato alla silhouette proposta, ma in cui erano sviluppati i temi lanciati sin dalla prima e che resteranno nella moda: opulenza e virtuosismo di costruzione nell’impiego del tessuto, mix tra elementi maschili e femminili, contrasto morbido e rigido, dettagli trompe-l’oeil. Nascono così la linea a Y, ad A, a tulipano…ogni stagione nuovi modelli e nuove lunghezze a mantenere alta l’attenzione delle clienti e rendere fuori moda il guardaroba di pochi mesi prima.
Negli anni Christian Dior sviluppò il suo impero, legando il suo nome a una serie di licenze per pellicce, calze, profumi portando enormi entrate ed espandendo il giro d’affari in ben ventiquattro paesi. Dior con la sua visione seppe creare una maison che non ha mai conosciuto flessioni, nemmeno dopo la sua scomparsa: il succedersi di gloriosi designer alla direzione d’artistica della Maison, primo tra tutti un giovanissimo Yves Saint Laurent, ha portato avanti l’eredità da lui lasciata nel segno del sogno, del lusso e della femminilità.
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