IL MANTELLO DI SAN GENNARO
Nel Museo della Certosa di San Martino di Napoli è conservato uno splendido esemplare di Mantello indossato dai membri dell’Ordine di San Gennaro.
L’Insigne e reale ordine di San Gennaro fondato da Re Carlo di Borbone, fu l’ultimo grande ordine dinastico di collare a essere costituito come cavalierato di fratria, con la limitazione d’ammissione ai soli cattolici e con diretta dipendenza dalla dinastia regnante dei Borbone delle Due Sicilie. Come ordine di collare (e quindi il più importante del Regno di Napoli), fu inteso di rango eguale all’ordine del Toson d’oro, detenuto nel ramo spagnolo della famiglia, e all’ordine dello Spirito Santo, retto dai cugini Borbone di Francia. Il Ritratto del Duca di Maddaloni in abiti da Cavaliere dell’Ordine di San Gennaro, dipinto da Francesco Solimena e posto accanto al Manto nella stessa sala, mostra in pieno la sontuosità e la solennità dell’uniforme prescritta per l’Ordine secondo il gusto imperante a metà Settecento. Lo stesso Statuto di fondazione si occupa di stabilire nei dettagli le caratteristiche del Mantello:“L’abito solenne dovrà essere della seguente foggia: Il manto di amoer porporina, seminato di gigli d’oro e foderato di ermesina a color perla lavorato con moschette di armellino tessute, da allacciarsi nella cinta con due lunghi cordoni di seta e di oro”. Il manto conservato nel museo napoletano è in gros rosso, completato da una piccola mantellina che gira intorno al collo a coprire le spalle e che si protende sul davanti. La fodera è in raso avorio operato a piccole piume (… moschette di armellini…) in marrone. Il tessuto impiegato per il manto, a differenza da quanto prescritto dallo Statuto è semplicemente un Gros piuttosto che un “amoer”, in altre parole di quel particolare tipo di Gros con effetto marezzato, ottenuto direttamente sulla trama.
Il ricamo sottolinea il bordo con un disegno complesso nel quale grandi fiori, petunie, s’intrecciano alle insegne dell’Ordine, le medesime che compongono il collare. Sul petto è la croce da Cavaliere, sempre ricamata, e, a seguire, gli emblemi pastorali e del martirio, le ampolle del sangue del santo patrono, la lettera C, iniziale del fondatore Carlo di Borbone, in grandi dimensioni e in piccole intrecciate tra loro; la torre e il leone, circondati di armi e bandiere, come simboli della fortezza e della virtù. Su tutto il manto sono infine ricamati i gigli borbonici disposti a schema romboidale. I punti impiegati nel ricamo sono svariati: “alla cinese” per i fiori, a “trapunto” e a fili distesi per le insegne. Tutto segue un disegno estremamente articolato nella composizione in modo tale che le insegne si compongono con estrema armonia ai fiori e alle foglie, espressione dell’altissimo livello di qualità raggiunto dalle manifatture locali.