CHANEL: LA PRATICITA’ AL POTERE
Coco Chanel, pseudonimo di Gabrielle Bonheur Chanel, donna forte e ambiziosa, sovvertì la moda femminile che era stata costretta sino allora all’interno di rigidi schemi sociali. Rivoluzionò il concetto stesso di femminilità imponendosi come figura fondamentale del fashion design e della cultura popolare del ventesimo secolo. Trasformando i vestiti maschili in capi adatti al guardaroba femminile, diede a un significante contributo al movimento di emancipazione femminile, sebbene non abbia mai voluto descriversi come femminista.
Dopo la morte di sua madre, la piccola Gabrielle fu messa in orfanotrofio dal padre che lavorava come venditore ambulante. Le suore che la allevarono le insegnarono anche a cucire, un’abilità che l’avrebbe portata al lavoro della sua vita. Nelle future collezioni di Chanel si percepirà l’influenza degli anni di vita monacale, a quel periodo è da ricondurre l’amore per il bianco e il nero e una certa austerità. Superato il limite di età per restare all’orfanotrofio, fu mandata presso una scuola di apprendimento delle arti domestiche di Notre Dame; al compimento dei diciotto anni iniziò a lavorare come commessa a Moulin, presso il negozio di biancheria e maglieria Maison Grampayre. Lì mise a punto le nozioni di cucito apprese dalle suore di Notre Dame. In quegli anni si compirà la prima svolta nella vita della giovane Gabrielle: l’incontro con il suo primo amante, Etienne de Balsan. Figlio d’imprenditori tessili, e ufficiale di cavalleria, Balsan invitò Chanel a trasferirsi presso il suo castello a Royallieu. Gabrielle è volitiva e ha un istintivo orgoglio e consapevolezza di sé, non riuscendo a integrarsi con la gente “cool” di Royallieu reagirà sviluppando istintivamente uno stile personale e rivoluzionario. Chanel passava prevalentemente le sue giornate nelle stalle dei purosangue del suo amante. Qui imparò a cavalcarli e destò l’ammirazione non solo di Balsan, ma anche dei suoi amici. Probabilmente fu proprio la vita equestre che le ispirerà in seguito i pantaloni da cavallerizza e le cravattine lavorate a maglia. Le prime creazioni di Coco saranno dei cappellini: in un’epoca in cui vigevano cappelli sontuosi, i cappellini di paglia di Chanel, ornati da semplici fiori in raso o singole piume, scioccarono. Attraverso la rete di amicizie di Balsan, Chanel formò la sua clientela, la sua prima cliente fu Emilienne D’Aleçon, altra amante di Etienne, che sfoggiò le creazioni di Gabrielle all’ippodromo di Longchamps e sulla scena. Presso la residenza del suo primo amante, Chanel incontrò anche quello che è considerato l’amore della sua vita: Boy Capel. A differenza di Balsan, Capel incoraggiò e finanziò il lavoro di Chanel. I due andarono a vivere insieme a Parigi, dove Capel le anticipò i soldi per permetterle di aprire la sua boutique al 21 Rue Cambon. Quando il negozio era già ormai avviato da due anni, Chanel iniziò a vendere oltre ai suoi cappellini anche capi di vestiario come maglioni, gonne e qualche vestito. Il primo vestito firmato Chanel è un abito in velluto nero ornato da un semplice colletto bianco, proprio perché Coco sosteneva che il nero conteneva tutto. Anche il bianco. Per lei hanno una bellezza assoluta. Insieme rappresentano l’accordo perfetto. Il bianco e il nero resteranno gli unici colori utilizzati da Chanel, con concessioni a tonalità come il beige, il grigio e il blu marine.
Nel 1913, Capel aprì per Chanel un nuovo negozio nella località balneare di Deauville. Il negozio sorgeva tra il Gran Casinò e l’albergo più lussuoso del posto, l’Hotel Normandie. A Deauville, ispirata dai marinai al lavoro, Chanel reinterpretò il loro abbigliamento, realizzando dei maglioni col medesimo scollo. Tutto lo stile di Chanel si rifaceva alla vita comune delle persone che la circondavano, da questa attingeva per dare all’abbigliamento maggiore praticità. Paul Poiret la associava allo stile pauvre, ma più che attingere dalle classi più povere Cocò guardava all’intero genere umano. Nella località costiera di Deauville le famiglie più facoltose della Francia trascorrevano il periodo estivo. Lì le signore potevano acquistare i bei cappellini e gli abiti leggeri di Gabrielle Chanel. Alla fine di luglio la Prima Guerra Mondiale si profilava all’orizzonte: l’Austria dichiarò guerra alla Serbia, mentre la Germania si schierava contro la Russia e la Francia. L’Europa iniziava a muoversi verso il primo conflitto mondiale, mentre Chanel vedeva la sua clientela migrare di ritorno verso la capitale. Attraverso i suoi contatti, Capel era a conoscenza d’informazioni segrete. La Chanel Modes stava per chiudere, quando Coco ricevette notizie da Capel, che le suggerì di non interrompere l’attività: attraverso i suoi contatti era a conoscenza d’informazioni segrete. In agosto vi fu la dichiarazione di guerra della Germania alla Francia e quella dell’Inghilterra alla Germania, che aveva invaso il Belgio e raggiunse ben presto la capitale francese. I giovani uomini francesi si arruolarono, mentre le mogli fecero ritorno a Deauville, dove s’impegnarono in opere di volontariato per assistere feriti. Chanel era l’unico negozio di abbigliamento rimasto aperto e offriva capi di vestiario che in quella situazione si presentavano pratici e adatti alle esigenze. Un mondo stava finendo, un altro stava per nascere. Gabrielle seppe cogliere l’occasione, occorreva semplicità, nitidezza e lei seppe offrirla. Questo è il momento di una delle grandi innovazioni di Chanel: l’impiego del jersey. Coco acquistò dall’industriale tessile Jean Rodier una partita di jersey lavorato a macchina, col quale iniziò a realizzare i suoi capi. La geniale intuizione fu dettata da un’esigenza precisa. Il contratto sottoscritto per Rue Cambon prevedeva che il negozio vendesse solo cappelli, perché vi era già nei paraggi un negozio d’abbigliamento. Non essendo a quell’epoca il jersey considerato materiale per vestiario da donna, riuscì in tal modo ad aggirare i termini contrattuali. Di fatto l’introduzione nel settore dell’abbigliamento di questo materiale fino allora destinato alla realizzazione di biancheria fu una vera novità. Al termine della prima guerra mondiale, durante la quale Chanel Modes aveva imposto la sua presenza sul mercato, nasce il prototipo della garçonne, che Chanel interpretò insieme a Patou.
Icona di stile fu lei a lanciare la moda del capello corto. Essendosi accidentalmente bruciata i capelli su un fornello, tagliò anche il resto. Dopo poco tempo le giovani donne alla moda imitarono il suo taglio. E’ soprattutto attraverso la moda, che seppe rappresentare il nuovo modello femminile che stava sviluppandosi nel 900: una donna dinamica, che lavorava e che non poteva più essere schiava dell’abbigliamento costrittivo della Belle Époque. Fino allora la moda si era rivolta a donne oziose, Gabrielle invece pensa a una donna attiva, che ha bisogno di sentirsi a suo agio nel proprio vestito. Per lei la vera eleganza non poteva prescindere dalla piena possibilità del libero movimento. Il prototipo di questa moda è il tubino nero, il “petite robe noir” ispirato alle divise delle commesse, che trasforma un colore una volta associato al lutto nel massimo dello chic.
Gabrielle continua nella definizione del suo stile portando la lunghezza delle gonne sotto il ginocchio e abbassando il punto vita, impiegherà sempre di più il jersey e lo stile alla marinara, sino a giungere a introdurre l’utilizzo dei pantaloni femminili. Chanel mentre crea la sua moda delinea la nuova donna del XX secolo, una donna che afferma la propria femminilità non per contrasto, bensì per paradosso, attraverso la rivisitazione di abiti maschili.
Nel 1921 lancia sul mercato il suo profumo Chanel N°5, messo a punto con l’aiuto del profumiere Ernest Beaux, La fragranza era del tutto innovativa, in un’epoca in cui iniziavano a farsi timidamente largo i profumi di sintesi. Il profumo di Chanel fu realizzato artificialmente, con molecole sintetiche. Il flacone racchiude tutta la modernità del nuovo profumo, essenziale e con il tappo tagliato come uno smeraldo, è per il suo design esposto al Metropolitan Museum of New York.
Nel 1925 a Parigi si tenne l’Exposition des Arts Décoratifs et Industriels Modernes, una rassegna delle innovazioni nelle arti applicate, che segnò la disfatta dello stilista Paul Poiret, rivale di Coco. Chanel imponeva il nuovo stile la cui parola chiave era comodità, Poiret non seppe adeguarsi e il richiamo alla Belle Époque dei suoi capi segnò il tramonto della sua era. In quell’anno nasce il tailleur di Chanel, l’ormai leggendaria giacca senza collo abbinata a una gonna dritta e aderente che continuerà a proporre nell’intero arco della sua carriera.
L’avvento della seconda guerra mondiale, porteranno Chanel a chiudere il suo atelier, per riaprirlo solo alla fine del conflitto. Nel 1944 le FFI (Forze Francesi dell’Interno) arrestarono Chanel, proprio per le sue presunte relazioni con spie nemiche ma fu rilasciata dopo un interrogatorio di tre ore, nell’opinione pubblica, però restò la pesante ombra del sospetto, decise così di ritirarsi in esilio in Svizzera, per poi partire nel 1953 per New York. Nel 1954, ormai quasi settantunenne, l’indomita Chanel riaprì la sua maison a Parigi e si ripresentò al suo pubblico con una nuova collezione: I trenta modelli sfilarono davanti agli occhi di una folla di compratori, fotografi e giornalisti. La prima reazione dei critici francesi fu assolutamente negativa, a causa del ricorrere dei vecchi temi, che apparivano anacronistici alla luce dello stile che Dior aveva imposto in quegli anni. Ben presto però i consensi iniziarono ad arrivare dall’America e Chanel tornò ancora una volta di moda. La risposta allo stile ridondante e “costrittivo” del New Look fu il rilancio del suo tailleur in tweed, con una gonna che riacquista un poco di lunghezza sotto il ginocchio, la giacca corta e i bottoni dorati, all’interno l’immancabile catenella dorata, la fodera della giacca nella stessa seta con cui erano realizzate le semplici bluse che completano l’insieme.
Nel 1955, Mademoiselle ottenne un altro successo, creando a un altro intramontabile accessorio firmato Chanel: la borsetta! L’innovativo design s’ispira, nella pura tradizione Chanel, al guardaroba maschile: per dare volume alla sua pochette, la stilista prese esempio dalle giacche che gli stallieri indossavano agli ippodromi. La borsa matelassé, trapuntata, presentava l’aggiunta di una tracolla, che consisteva in una catenella di metallo, intrecciata al cuoio. Una geniale intuizione nata dalla sua personale esigenza di non voler portare la borsa a mano, bensì, con l’aggiunta di un pratico cinturino, comodamente a tracolla. Ancora una volta Gabrielle “Coco” Chanel partendo da una sua geniale intuizione e basandosi sull’osservazione del mondo che la circondava aveva creato l’ennesimo pezzo di design senza tempo che tutt’oggi è di moda.